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Il tordo matto di Zagarolo

Nel borgo medievale di Zagarolo, a mezz’ora dalla Capitale, ha origine un piatto unico nel suo genere: il tordo matto. Nonostante il suo nome possa ingannare, il tordo matto non è un piatto a base di volatili. Si tratta invece di un involtino di carne di cavallo con un gustoso ripieno: un battuto di grasso di prosciutto unito ad aglio, prezzemolo, sale, coriandolo e spezie locali.

Tordo matto: cos’è

Il tordo matto è una specialità della tradizione locale dell’area dei Monti Prenestini e la sua preparazione è molto simile a quelli dei classici involtini laziali: si prepara un trito di tutti gli ingredienti che andranno a comporre l’interno e si arrotola su una fettina di carne equina. Una volta assicurata la chiusura con degli stuzzicadenti si passa alla cottura di questi involtini in base alle preferenze.

Il modo migliore per apprezzare appieno il loro gusto è la cottura alla brace, ma possiamo anche decidere di prepararli al forno o in padella, sfumando con un goccio di vino rosso. L’importante è tenere conto di due fattori: la cottura dei tordi matti deve essere lenta ed è consigliato gustarli ben caldi per mantenere la morbidezza e tutto il sapore.

Ma se questo è un secondo piatto a base di cavallo, perché allora si chiama “tordo matto”?

Perché si chiama “tordo matto”?

Il nome “tordo matto” nasce in un intreccio curioso tra storia e leggenda. È il maggio del 1527, quando l’imperatore tedesco Carlo V inviò in Italia una spedizione militare per punire il Papa, che in quel periodo si era alleato con i Francesi. Questo avvenimento portò ad uno degli eventi più tragici per la storia della Capitale: il sacco di Roma. I mercenari inviati da Carlo V, che venivano chiamati lanzichenecchi, misero a ferro e fuoco la città, causando danni ingenti e molte perdite tra la popolazione capitolina. Proprio in questo contesto storico nasce la leggenda del termine “tordo matto”.

Infatti si racconta che uno di questi lanzichenecchi, ferito e affamato, raggiunse una capanna che si trovava vicino Zagarolo, portando con sé il suo cavallo ormai in fin di vita. Il soldato venne ospitato da una coppia di anziani contadini che, vedendo l’uomo in grande difficoltà, lo portarono in casa per curarlo e accudirlo. La coppia offrì al soldato quel poco che avevano, qualche uovo e un po’ di frutta e verdura, ma nonostante il grande gesto di umanità nei suoi confronti, il soldato non era contento. Iniziò così a manifestare tutta la sua disapprovazione, tanto che la coppia non sapeva cosa fare per calmare lo strano ospite. Il caso volle che, proprio in quel momento, il cavallo del lanzichenecco morì.

Così l’anziana contadina decise di volgere la situazione a proprio favore: tagliò il cavallo in fettine sottili e, per renderlo più gustoso, riempì le listarelle ottenute con del lardo e delle spezie locali che aveva ottenuto dai vicini in cambio della carne in avanzo del povero equino. L’anziana signora propose quindi la sua innovativa ricetta al soldato.

Una volta infilzati nella sua lancia e cotti alla brace, il soldato apprezzò a tal punto questa prelibatezza che ne mangiò a volontà, accompagnandoli con del buon vino. Una volta sazio, il suo umore migliorò sensibilmente: era soddisfatto, anche oltre le aspettative dell’anziana coppia! Infatti il lanzichenecco bevve così tanto da ubriacarsi e iniziò a canticchiare e ripetere all’infinito una strana parola: “drossel”. Una volta sfinito, il soldato si addormentò e la mattina dopo sparì nel nulla. I contadini raccontarono ai vicini la strana storia di quel soldato matto e scoprirono alla fine che cosa volesse dire la strana parola pronunciata fino allo sfinimento dal militare.

“Drossel” significa proprio “tordo”. Ed ecco che nasce il mito del “tordo matto”, in ricordo di questo stravagante soldato e della sua strana cantilena. Secoli dopo, nel 1820, viene spiegato anche il motivo del successo di questo piatto all’interno di un saggio dedicato al principe Rospigliosi. Il “tordo matto” divenne particolarmente popolare a Zagarolo anche per la presenza di molti cavalli e asini, utili sia per il trasporto delle merci che per i lavori agricoli.

Dove gustare il “tordo matto” a Zagarolo?

Per poter godere di questa specialità unica di Zagarolo, ogni anno viene organizzata una sagra dedicata al “tordo matto” verso la fine del mese di giugno. È davvero un peccato lasciarsi sfuggire l’occasione di assaggiare questo piatto. Per questo motivo, oltre ai classici primi piatti della tradizione laziale e ciociara come gli gnocchi lunghi a coda de soreca, i tordi matti trovano spazio nel menù de I Segreti della Nonna, che viene cotto a lungo sulla brace, come vuole la tradizione zagarolese.

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